E scrivi che non esisto quaggiù

che sono

l'Inganno !

(cit. “DON GIOVANNI” di L. Battisti/Panella © 1986)


L'INGANNO ( Testo di Marco Cavallanti )

Che sia possibile, negare l’esistenza?

Oppure …credere di poter separare il confine privando uno dell’altro?

 

Domandiamoci:

Esisterebbe il giorno senza la notte?

Oppure…ancora… apprezzare la felicità senza conoscerne la sofferenza?

 

Essi sono complementari, la loro esistenza è intrinsecamente interconnessa.

Voler cercare di eliminarne uno, significherebbe privarsi anche di ciò che consideriamo positivo, poiché l’uno dipende dall’altro per essere riconosciuto.

 

Gli opposti non sono nemici, bensì parti di un'unica realtà.

 

Capire tutto questo, ci apre il sipario per osservare la vita non più come un campo di battaglia tra

forze di contrasto, ma come un’armoniosa danza di complementarità; dissolve le illusioni dei confini,

accogliendo il mondo nella sua totalità, senza escludere o giudicare una delle due parti.

 

Accogliere, integrare o meglio ancora riconoscere la consapevolezza ed il confronto con le proprie

dinamiche interiori…si, proprio così!

 

Impariamo quindi, che i conflitti e le opposizioni sono illusioni, inganni, creati dalla mente umana,

mentre la realtà è indivisibile.


IL PROGETTO

Ispirandosi al brano Don Giovanni di Lucio Battisti, il fotografo esplora il tema del doppio e della presunta separazione degli opposti, coinvolgendo due attrici che interagiscono tra loro.

I soggetti, attraverso un gioco di osservazione e narrazione, si confrontano tra passato e presente, arrivando a comprendere che le due figure rappresentano, in realtà, la stessa persona.

 

Perché Battisti? La sua musica e, in particolare, la sua "seconda vita" musicale, spesso controversa e da alcuni definita sperimentale fornisce un punto di partenza ideale per questa riflessione.

Il fotografo, citando una strofa del brano Don Giovanni all'inizio del suo statement, sottolinea il riferimento alla "negazione dell'esistenza”, un tema che nel contesto del brano omonimo rappresenta una crisi identitaria o un rifiuto di aderire a schemi prestabiliti.

 

Questo potrebbe essere interpretato, come un rifiuto delle certezze e delle convenzioni, un atteggiamento che sovverte la tradizione, rappresentandone una frattura vera e propria.

 

 

 

Questo passaggio potrebbe essere visto come un gesto di "negazione" del proprio passato, per abbracciare un futuro ignoto, lontano dalla tradizione.

 

Ecco, quindi, che la strofa “scrivi che non esisto quaggiù, che sono, l’inganno” svelano l’intento di negare l’esistenza stessa, avviando un vero e proprio “suicidio metaforico” che sfida le aspettative dello spettatore. La metafora del "non essere" è particolarmente significativa in questo contesto.

 

Quando il fotografo cita questa strofa, sembra voler stabilire un parallelismo con il proprio progetto artistico. Così come Battisti ha operato una frattura con la tradizione (cioè rompere il linguaggio musicale immediato e accessibile del pop italiano, optando per un approccio sperimentale e concettuale), il fotografo potrebbe suggerire un rifiuto di una visione semplicistica o lineare del sé (rappresentata dalla separazione netta tra opposti).

 

La dualità osservata tra passato e presente, tra i due soggetti del progetto, che si rivelano un’unica persona diventa quindi una riflessione sulla necessità di accettare l’ombra e le contraddizioni dell’esistenza per poter evolvere.

 

Nella fase di studio, è stato necessario approfondire le affinità del progetto con opere iconiche del repertorio musicale e teatrale, il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart e L'incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi. Quest’ultimo, nato a Cremona, lega idealmente la propria figura a Soresina, luogo in cu il fotografo ha scelto di ambientare il progetto, aggiungendo un livello di connessione culturale e territoriale.

 

Entrambe le opere esaminano personaggi che sfidano le norme morali del loro tempo, interrogando la distinzione tra bene e male, luce e ombra:

 

Nel Don Giovanni di Mozart, il protagonista è un libertino che infrange ogni codice morale, finendo, aimè, condannato all’inferno per mano del Commendatore, emblema della giustizia divina.

Nell'Incoronazione di Poppea, invece, Nerone è mosso dall’ambizione e dall’inganno, ma diventa a sua volta vittima della seduttrice Poppea, disposta a qualunque cosa per ottenere il titolo di imperatrice.

 

In entrambe le opere, i finali evidenziano una mancata integrazione degli opposti. Ciò che prevale è l’ombra: quella parte dell’individuo che si rifiuta di accettare o riconoscere, e che emerge in tutta la sua forza quando ignorata.

Il progetto del fotografo sembra così indagare proprio questa tensione irrisolta, invitando lo spettatore a confrontarsi con il proprio lato oscuro, la propria dualità interiore.


Hanno collaborato alla riuscita del progetto:

 

Le attrici

Martina Bussi

Paola Legramandi

 

Il trucco di Giulia Passarelli

L’assistente di scena e grande amico Paolo Bonanomi

La voce narrante del film fotografico Leonardo Teruzzi, che ha interpretato in maniera magistrale il testo da me scritto.

Il grande e speciale amico Roberto Uberti, per le lunghe serate passate a studiare i testi, i brani per approfondire il tema.

 

Grazie anche al Comune di Soresina e l’ufficio Servizi Sociali

lo staff del Teatro Sociale di Soresina ed i tecnici audio e luci del gruppo OPERAZIONE MUSICAL

Francesco Romanenghi

Marta Licari

Cristian Maianti

 

La scuola di ballo ALL DANCE STUDIO ACADEMY ed in particolare modo Elisa (coregrafa) e tutto il suo gruppo per avermi sostenuto in questa unica impresa.

 

Francesco Acerbis di IMMAGINI IN MOVIMENTO per l’aiuto nell’editing fotografico audiovisivo e fanzine

Enea Salvatori (artista) per la preziosa ed esemplare realizzazione fisico-artista del progetto

 

Realizzato tra Maggio 2024 e Febbraio 2025

(c)  Marco Cavallanti FOTOGRAFIE

Clicca sul bottone sottostante per vedere il film fotografico

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